In alcune regioni, in particolare Veneto e Lombardia, è attivo il progetto per la banca del plasma iperimmune composta dalle donazioni dei guariti dal virus Covid-19. Lo studio pilota portato avanti da Pavia e Mantova è partito a marzo e terminato a maggio coinvolgendo nella sperimentazione 46 pazienti ex Covid. Il risultato dello studio ha dimostrato che la mortalità dei pazienti curati con il plasma iperimmune è scesa dal 15 per cento al 6. Altre sperimentazioni della terapia sono state eseguite con successo presso altre aziende ospedaliere. Proprio a seguito di questi importanti risultati, in alcuni centri è iniziata la raccolta del plasma per la formazione di una banca per battere il Covid-19. Di fatto si tratta di un’iniziativa importante per combattere la pandemia.
Tutto ciò premesso, si interroga la Giunta provinciale per sapere se anche nella Provincia di Trento si stia valutato l’opportunità di avviare un progetto analogo.
Cons. Claudio Cia
Risposta: Assessore alla salute, politiche sociali, disabilità e famiglia, Stefania Seganana
Dal 23 aprile la Provincia autonoma di Trento, attraverso il servizio trasfusionale di Azienda sanitaria, ha iniziato a raccogliere il cosiddetto “plasma iperimmune” nel rispetto di quanto previsto dal DM 2 novembre 2015 in merito ai necessari requisiti di qualità e sicurezza del sangue e degli emocomponenti, e secondo le direttive di idoneità stabilite dal Centro nazionale sangue. La selezione è stata fatta in donatori o aspiranti donatori convalescenti per Covid-19 in cui è presumibile la presenza di anticorpi neutralizzanti antiSARS-CoV-2; le unità di plasma raccolte sono state opportunatamente congelate e come tali conservate in previsione di un possibile utilizzo clinico utilizzo clinico, utilizzo industriale, studio epidemiologico, siano questi impieghi a valenza nazionale e/o comunitaria.
Il 15 maggio è stato autorizzato dal comitato etico dell’INMI Spallanzani lo studio TSUNAMI (Transfusion of convalescent plasma for the treatment of severe Pneumonia due to SARS-CoV-2), uno studio nazionale comparativo randomizzato per valutare l’efficacia e il ruolo del plasma tenuto da pazienti convalescenti da Covid-19. Lo studio a cui la Provincia autonoma di Trento ha aderito è stato attivato su indicazione del Ministero della salute è promosso dall’Istituto superiore sanità e dall’AIFA. Il protocollo TSUNAMI prevede due principali investigator: l’Azienda ospedaliero-universitaria di Pisa e il Policlinico San Matteo di Pavia, è coordinato dall’Istituto superiore di sanità e consentirà di ottenere evidenze scientifiche solide sul ruolo di questa strategia terapeutica e di fornire in modo univoco, trasparente e in tempi rapidi informazioni e risposte alle domande sulla sua sicurezza ed efficacia.
Ad oggi sono state raccolte settantatré unità di plasma. La raccolta è iniziata il prima possibile, prima di avere a disposizione un kit per dosare gli anticorpi neutralizzanti proprio per non perdere potenziali donatori. Di queste ventinove unità hanno presentato un valore di anticorpi neutralizzanti maggiore alle ottanta unità arbitrarie per millilitro, la soglia che definisce tale plasma iperimmune utilizzabile ai fini terapeutici nell’ambito del protocollo di studio nazionale TSUNAMI. I valori sono dosati con il kit Diasorin, kit messo a punto presso l’Istituto di malattie infettive dell’Università di Pavia allo scopo di individuare la presenza di anticorpi neutralizzanti anti-SARS-CoV-2. Ventuno unità hanno presentato valori tra i quaranta e gli ottanta unità arbitrarie Queste unità sono comunque conservate in congelatori del servizio trasfusionale, perché dal confronto intercorso con il direttore del servizio trasfusionale dell’IRCCS di Pavia è emersa un’efficacia clinica con valore superiore a quaranta, ma oggi non sono disponibili i dati scientifici pubblicati.
Ventuno unità hanno presentato valori sotto le quaranta unità arbitrarie e due unità sono da testare. Sono poi stati dosati prima di proporre la donazione ad altre ventisette persone, di cui venticinque con valori inferiori alle quaranta unità arbitrarie e due di poco sopra le quaranta. È stato acquistato inoltre lo strumento di inattivazione virale che consente di adeguarsi a un criterio che il Centro nazionale sangue ha stabilito ai fini della somministrazione di questo plasma iperimmune ai potenziali pazienti beneficiari.
Replica:
Grazie all’Assessore per la sua comunicazione. Questo mi fa piacere, mi pare che la Provincia si sia già attrezzata, quindi sta già preparandosi a un’eventuale seconda ondata del Covid. Va anche evidenziato – questo lo aggiungo io – che la donazione del plasma è gratuita e, di conseguenza, non comporta costi se non per il confezionamento. Sappiamo che una sacca di plasma costa circa 70,00 euro, ma da ogni sacca si ricavano due dosi da infondere ai pazienti eventualmente bisognosi, e ogni trattamento ha un costo stimato intorno agli 85,00 euro. Va anche ricordato che la sacca del plasma, a differenza del sangue intero, può essere conservata a meno venticinque gradi, quindi congelata e può essere impiegata fino a due anni. Vuol dire che, se noi oggi cominciano a prepararci a quello che potrebbe succedere in futuro, ovvero il ritorno del Covid, il fatto di poter conservare questa sacca di plasma per molto tempo dà una possibilità alla Provincia e quindi all’Azienda sanitaria di attrezzarsi per tempo ad affrontare questa eventualità nel periodo autunnale e invernale.