La sostituzione di Donata Borgonovo Re alla guida dell’Assessorato provinciale alla Salute si era resa inevitabile, alla luce dell’incapacità, o della non volontà, dell’Assessora di costruire un rapporto con i cittadini e i rappresentanti istituzionali dei territori riguardo a diversi temi oggetto della riorganizzazione del sistema sanitario trentino.
Ciò che, peraltro, il mondo delle professioni sanitarie si sta chiedendo in questi giorni è se il Presidente della Provincia Ugo Rossi, esercitando le proprie prerogative istituzionali in ordine alla nomina e alla revoca degli Assessori, abbia agito tenendo in primo piano le necessità di un settore tanto delicato o se abbiano pesato anche, se non soprattutto, considerazioni di altro tipo.
Luca Zeni, pur assai giovane, vanta già un percorso politico di tutto rispetto. Non pare, peraltro, essersi particolarmente contraddistinto per esperienze e competenze relative alle politiche per la salute e alla sanità. Considerando la sensibilità dell’opinione pubblica per le tematiche in gioco, e anche alla luce dell’operato tutt’altro che esaltante anche di altri Assessori, sarebbe stato probabilmente più opportuno operare una più ampia ridefinizione di incarichi e deleghe, così da portare all’Assessorato alla Salute qualcuno che avesse già maturato esperienze e competenze nel settore. E fugando in modo convincente il dubbio che la scelta del Presidente Rossi non sia in ultima analisi – come suggerito dall’Assessora silurata – finalizzata a facilitare la conferma del proprio uomo di fiducia Luciano Flor ai vertici della gestione della sanità trentina.
Non vanno, infatti, sottovalutate le criticità che non riguardano solamente il riassetto dei servizi sul territorio, ma anche l’organizzazione e i carichi di lavoro connessi alla garanzia di determinate prestazioni. Anche quest’ultimo punto è, evidentemente, determinante per garantire qualità e sicurezza a beneficio dei cittadini.
Cons. Claudio Cia