Quando l’ideologia gender vuole farsi legge

In questi ultimi giorni i lavori del Consiglio provinciale di Trento sono stati monopolizzati dalla discussione sul disegno di legge “Interventi di contrasto delle discriminazioni determinate dall’orientamento sessuale, dall’identità di genere o dall’intersessualità”, frutto dell’unificazione tra un disegno di legge di iniziativa popolare – promosso da Arcigay, Arcilesbica e altre sigle promotrici della cosiddetta “cultura del gender” – e un disegno di legge presentato da un gruppo di Consiglieri provinciali del centro-sinistra.

Già fortemente contrastata da Consiglieri di minoranza in sede di Commissione legislativa, tanto da approdare in Aula senza discussione della mole di emendamenti presentata, la proposta di legge ha già occupato, in due successive tornate consiliari, ben cinque giornate lo scorso mese di settembre e cinque giornate da giovedì scorso a ieri. Al termine di dieci giornate di lavoro, segnate dalla condotta ostruzionistica dei Consiglieri di minoranza di Civica Trentina, Progetto Trentino, Lega Nord, Forza Italia, Amministrare il Trentino e Gruppo Misto, sono stati approvati solamente due commi dell’articolo 1. La ripresa della discussione dovrebbe avvenire nel mese di luglio, sempreché, nel frattempo, non intervengano fatti nuovi, che portino ad un ripensamento della maggioranza, nella quale gran parte dei Consiglieri non hanno mai preso la parola, in parte per non rallentare ulteriormente la trattazione del disegno di legge, in parte perché tutt’altro che convinti che questo sia un provvedimento da portare avanti costi quel che costi.

Durante le lunghe giornate occupate dai nostri interventi, abbiamo avuto modo di smascherare l’ingannevole operazione culturale sottesa al disegno di legge, evidenziando in modo corale e con ricchezza di argomentazioni i tre motivi, assai ben individuati, che ci motivano fortemente nel continuare a condurre una battaglia culturale cui riteniamo di non poterci sottrarre.

Anzitutto stiamo dimostrando che lo scopo dichiarato dai promotori del provvedimento, ossia il contrasto all’omofobia e al bullismo omofobico, non richiede alcun intervento normativo da parte della Provincia, semplicemente perché non risultano casi concreti riconducibili a tali discriminazioni. È stato lo stesso Difensore Civico, autorità istituzionale per definizione super partes, a farlo presente durante la propria audizione in sede di Commissione legislativa del Consiglio provinciale. In secondo luogo, abbiamo smascherato l’operazione politicamente opaca e culturalmente subdola dei promotori, che con titoli che richiamano il contrasto a determinate discriminazioni fanno, in realtà, passare contenuti che rendono la Provincia autonoma di Trento agente promotore dell’ideologia gender nelle scuole, nei luoghi di lavoro, nella società civile. Infine, sempre supportati dalle considerazioni imparziali svolte dal Difensore Civico, abbiamo evidenziato come l’ordinamento giuridico italiano contempli già tutto il corredo normativo necessario a perseguire le più diverse tipologie di discriminazione, comprese quelle basate sull’orientamento sessuale, mentre – d’altra parte – è assai dubbio che, tra le pur numerose competenze legislative della Provincia autonoma di Trento, vi sia quella di promuovere il pluralismo degli orientamenti sessuali.

Abbiamo, pertanto, messo in luce che ci troviamo di fronte a un disegno di legge o del tutto inutile, o del tutto infondato sul piano della tecnica legislativa. Tali inoppugnabili lacune sono il frutto inevitabile di un’operazione squisitamente ideologica, che, proprio per questo, va contrastata in nome delle nostre responsabilità di legislatori, di cittadini, di padri. È desolante la deriva di una certa sinistra, anche cattolica, che non esita a strumentalizzare neppure Papa Francesco, esaltandone le prese di posizione che sottolineano la dimensione della misericordia divina, della quale la Chiesa è portatrice verso ogni persona, e ne tacciono invece le severe parole con le quali, proprio di recente, ha stigmatizzato senza se e senza ma l’ideologia gender.

È per noi di grande conforto saperci assieme a un testimone limpido e coraggioso come Mario Adinolfi nel riaffermare i fondamenti antropologici di quella civiltà occidentale che solo tornando ad attingere energia dalle proprie radici può continuare a documentare, in un mondo squassato da conflitti e dal terrore, i valori della libertà della persona e della verità sulla persona.

Claudio Cia

Consigliere provinciale – Trento

Esito dell'iniziativa

 

Comunicato dell’11 febbraio 2015

 

Mario Adinolfi a Trento, l’articolo di Provita: Per la vita e la famiglia, Adinolfi a Trento: “La forza ricoluzionaria della tenerezza”

 

 

 

 

Uno stralcio dal rapporto 2015 Eurispes:

 

“Gli italiani si dicono favorevoli all’eutanasia nel 55,2% dei casi e al testamento biologico nel 67,5%, mentre il suicidio assistito segna il 66,5% dei contrari. La maggioranza non è favorevole ai matrimoni omosessuali (59,2%) né alle adozioni (72,2%)“.

 

Nel 2014 i contrari ai matrimoni omosessuali erano il 50, 7%, mentre i contrari alle adozioni erano il 71,2%.

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