Domenica 17 aprile si terrà il referendum che propone l’abrogazione della norma che concede di protrarre le concessioni per estrarre idrocarburi, entro 12 miglia nautiche dalla costa italiana, sino all’esaurimento della vita utile dei rispettivi giacimenti. Se il referendum approverà l’abrogazione, le concessioni giungeranno alla scadenza prevista senza poter essere rinnovate ulteriormente.
Il Presidente del Consiglio Matteo Renzi, colui che alle inutili primarie del Pd esorta tutti ad andare a votare per non lasciare il futuro agli altri, ha invitato i cittadini italiani ad astenersi per impedire il raggiungimento del quorum, dichiarando inoltre il referendum uno spreco di denaro. Semplicemente deplorevole, mai sentito dirgli la parola “spreco” per i benefit elargiti ai politici.
In casa nostra posizioni più soft e, pur dichiarando la propria astensione, il senatore Panizza ha riferito che la consultazione «non riguarda il Trentino», come se la politica energetica nazionale non ci toccasse e come se quel piccolo margine di eccedenza idroelettrica che oggi abbiamo ci garantisca l’autarchia energetica. È stimato che a causa dei cambiamenti climatici entro il 2030 avremo una riduzione del 7% della produzione idroelettrica ed entro il 2050 del 22%. Cosa faremo allora? Ci alimenteremo con i dividendi di Dolomiti Energia? Cercheremo uranio sui confini del Tirolo storico?
Io andrò a votare perché nel referendum non devo ringalluzzire un partito piuttosto che un altro o premiare personaggi nei quali non mi riconosco. Il processo democratico tramite il referendum si svolge senza intermediari, il mio pensiero non ha interpreti, la mia volontà non è appaltata ad altri. Se non partecipo attivamente non posso accusare nessuno di essere stato defraudato del diritto di essere ascoltato, o lasciato in balia delle decisioni di politici che, in nome del mandato popolare, usano la democrazia per sdoganare le proprie porcate. Olof Palme ci rammenta che “I diritti della democrazia non sono riservati ad un ristretto gruppo all’interno della società. Sono i diritti di tutte le persone”. Votiamo possibilmente informati, ma votiamo.
Al di là delle questioni meramente “tecniche” il referendum è una occasione collettiva per decidere insieme se andare oltre lo status-quo. Io sosterrò il fronte del sì per dire che le risorse naturali non possono essere sfruttate senza scadenze certe e lasciate in balia di logiche speculative. Un piccolo grande contributo per puntare a una politica energetica alternativa e orientata al futuro.
Claudio Cia
L’articolo sul quotidiano “l’Adige” del 14 aprile 2016: