Don Dante Clauser è ritornato a casa.
Aveva detto “sì” quando nostro Signore lo aveva chiamato a seguirlo sulle strade del mondo “facendo del bene” a tutti attraverso il suo impegno cristiano, sacerdotale e profondamente umano; ha ripetuto “sì” quando lo stesso Signore gli ha detto “Vieni nella mia casa, a ricevere il premio per il bene che hai donato a piene mani ai poveri e ai sofferenti che hai incontrato“.
Nella vita di don Clauser l’atteggiamento di profonda umanità che lo ha reso disponibile verso tutte le persone che ricorrevano a lui, non può essere disgiunto dalle motivazioni religiose che hanno segnato ogni giorno e ogni aspetto della sua vita. Non era un assistente sociale, ma una persona che ha convogliato per intero la sua sensibilità umana e religiosa verso tutti quelli che gli chiedevano assistenza e aiuto. E proprio per questo ritengo indispensabile che la comunità trentina affidi la sua memoria ad un segno pubblico proiettato nel futuro, e all’appoggio concreto nei confronti del “Punto d’Incontro” nato insieme alle sue iniziative umanitarie.
Come segno pubblico che mantenga viva la sua memoria, proporrei che il Comune di Trento individui e intitoli al suo nome una via o una piazza in tempi brevi, in deroga al regolamento e alle normative vigenti, evitando che il passare del tempo renda meno vivo il ricordo di una persona così profondamente inserita nel sociale. Anche l’appoggio concreto al “Punto d’Incontro” potrà essere un invito ad accogliere il messaggio di umanità che don Dante ha lasciato a tutti quelli che lo hanno incontrato e conosciuto.
Sulla base di queste premesse, si chiede al signor Sindaco:
- se può farsi carico di promuovere la realizzazione delle due proposte di cui sopra.
Ne parla la stampa
“l’Adige” – 13 febbraio 2013