Rivisitazione del ruolo dei servizi sociali – Delibera

Estratto dal verbale dell’adunanza del 12 settembre 2012

– o m i s s i s –

Di questa delibera condivido il titolo, ovvero “Riesame del ruolo e potere dei servizi sociali”, però nel senso di sgravare questo servizio di un fardello, di un ruolo che a mio avviso tende ad allontanare le famiglie da un rapporto sereno con il Servizio sociale. Secondo me, ciò che danneggia l’immagine del Servizio non è tanto l’operato individuale dei singoli, quanto piuttosto che spesso vengono coinvolti nei processi di allontanamento, vuoi attraverso la richiesta di una relazione, vuoi perché sono investiti di indagare presso le famiglie. Di questa delibera condivido anche il riferimento al dolore e alla disperazione di quanti sono stati privati del diritto di crescere un figlio.

Il resto della delibera, vi confesso, non riesco a condividerlo. Chiede tante cose ma ritengo che ne chieda anche alcune che non competono a quest’Aula. Tuttavia cambia poco ai fini della discussione perché sono pretese che dovrebbero investire altri soggetti. Sul territorio i Servizi sociali si esprimono con l’azione degli assistenti sociali, per cui noi oggi ci troviamo a parlare inevitabilmente anche di loro, quindi in Aula torna la discussione su una professione, come qualche mese fa. Vi prego di credermi, non ho nessuna intenzione di voler colpevolizzare una professione, infangare dei professionisti, denigrare un lavoro. Se durante la mia esposizione dovessi dare solo questa sensazione, chiedo fin d’ora scusa soprattutto agli assistenti sociali e al Servizio in cui operano queste figure.

Per esperienza vedo spesso quanto il lavoro di assistenti sociali è importante sul territorio perché sono molto attento soprattutto nel campo dell’assistenza domiciliare e so quanto si occupano anche di questa problematica. Tuttavia, va detto che da molti l’assistente sociale è visto con sospetto e diffidenza, come di conseguenza l’intero Servizio. Molti non vogliono sentir parlare di assistente sociale, ecco perché vorrei sgravare questa professione dal fatto di essere coinvolti in processi che poco o tanto portano ad allontanare un figlio, uno dei motivi per cui molti hanno paura di accostarsi o di attivare questo servizio.

Un altro motivo è che le persone colgono nell’assistente sociale, come ha evidenziato il collega Giuliano, troppo potere che viene dalle competenze a loro affidate: non nascono con manie di comando, ma le loro competenze portano una libertà di azione che in qualche modo spaventa. Ho sentito una mamma dire che sembrano Dio in terra, ti possono dare e ti possono togliere. È impressionante che l’assistente sociale venga percepito in questo modo. Non credo che sia perché si presentano con l’idea di voler far pesare il loro ruolo, ma perché indubbiamente le diverse competenze danno loro una tale possibilità d’azione che lascia in un certo senso sbalorditi. Tutti sappiamo che l’assistente sociale è chiamato a esprimersi su diversi aspetti della vita delle persone, a essere supporto per individui e famiglie in difficoltà, a valutare e relazionare sull’idoneità di una coppia ad avere un figlio in adozione. Per questo tipo di servizio, in particolar modo, il Comune ha a disposizione un team che si occupa solo di questo e già il fatto di avere individuato un team che si occupa solo di questa tematica fa pensare che queste persone siano particolarmente competenti.

Un’altra cosa, quella che mi spaventa di più, è che l’assistente sociale è chiamato anche a relazionare sull’idoneità di una coppia, di una madre e di un padre, a poter crescere un figlio, ed è secondo me la cosa che allontana l’assistente sociale dall’essere percepito come un punto di riferimento, un faro nei momenti di avversità della vita. Tante volte mi chiedo chi possano essere per avere tanti compiti e tanti ruoli: sono psicologi, sono pedagoghi, sono assistenti sanitari? L’assistente sociale, per esempio, è anche colui che fa i piani assistenziali, cosa su cui personalmente ho qualche dubbio in riferimento alla competenza perché sappiamo che l’assistenza a una persona anziana o ammalata richiede altre conoscenze.

Preferisco sentir percepire l’assistente sociale come un aiuto e un alleato nelle avversità della vita ma non sempre avviene, non per cattiveria, non per negligenza, non per incompetenza ma perché prevale sempre l’idea della privazione. Conosco assistenti sociali per via della mia attività professionale, di molti conosco la competenza, la sensibilità, l’umanità, l’essere compassionevoli nel senso che hanno la capacità di immedesimarsi e di soffrire con la persona con cui si stanno relazionando. Di alcuni ho sentito parlare in modo negativo e la definizione che più mi ha colpito è che sembrano dei mestieranti, persone senza talento, senza cuore, senza compassione ma con le carte in regola, hanno una laurea, corsi di formazione continua, eloquenza.

Dunque, è arduo rappresentare questa professione per quelli che lo fanno con il cuore ed è deleterio se a rappresentarla sono operatori cosiddetti mestieranti. Quello che succede nel mondo dei Servizi sociali, però, succede anche nella mia attività professionale: sono infermiere di sala operatoria ed esprimo la mia professione con la formazione che ho ricevuto, iniziale e continua, il mio temperamento, il mio carattere e la mia sensibilità. Possiamo trovare ottimi professionisti tra gli infermieri, tra i medici e possiamo trovare ottimi professionisti tra gli assistenti sociali ma possiamo trovare in entrambe le professioni pessimi professionisti; tuttavia, per quello che mi riguarda nel mondo dell’assistenza molte volte l’incompetenza e l’impreparazione di uno è compensata dal lavoro d’équipe di tanti ed è quello che succede anche per quanto riguarda l’assistente sociale, da quello che ne so.

Con la delibera “Riesame del ruolo degli operatori dei servizi sociali” torna, dunque, anche il dramma di tante famiglie private dei figli, quindi non solo la professione degli assistenti sociali ma anche di tante famiglie perché è un dramma che coinvolge tante famiglie, madri, padri, nonni, zii, amici. Tanti sono i bambini che per un motivo o per l’altro sono affidati a strutture o ad altre famiglie, in alcuni casi assai ridotti, per fortuna, si arriva anche a un allontanamento definitivo. Quello che mi fa specie è che tutti questi genitori non sono né pedofili né tossici né alcolizzati né delinquenti, hanno magari avuto in passato un vissuto critico e problematico o non hanno un reddito sicuro.

Conosco il caso di una madre che ha subito un incidente: fino a quando il suo bambino aveva 9 anni nessuno si è occupato di lei, nessuno si è preoccupato se aveva un reddito fisso, un incidente l’ha portata ad essere ricoverata assieme al bambino, il suo ricovero si è protratto nel tempo perché la situazione era molto seria, mentre il figlio è stato dimesso. Il figlio, con il consenso della madre, è stato temporaneamente affidato perché secondo l’ospedale non poteva accudirlo e quando è uscita dall’ospedale tra le varie cose, non gravi, scritte sulla relazione c’era anche che non aveva un reddito fisso. Se penso che questi bimbi quando vengono affidati alle strutture costano, mi corregga se sbaglio, circa € 200 al giorno o forse più, in un mese a queste strutture vengono dati € 6.000. Se ne dessimo 1.500 alla madre probabilmente potrebbe tranquillamente accudire suo figlio.

Non è colpa degli assistenti sociali, queste sono valutazioni di altro tipo, è una politica che probabilmente preferisce queste soluzioni ad altre. Addirittura altre motivazioni che fanno rabbrividire sostengono che amano troppo i figli: “l’amore va dato a dosi come il miele” ho sentito dire da un operatore. Una volta se non veniva dato amore a un bambino ti mettevano in galera, oggi pare che se lo si ama o se si è troppo protettivi te lo portano via: questa è la percezione che hanno molte persone. D’altra parte, Assessore, l’opinione viene fatta anche dai media, io riporto quello che mi sento dire.

Mi hanno colpito altri due casi. A una madre è stato tolto un figlio per vari motivi che non ho sondato, lei tuttavia non deve essere un disastro perché è chiamata da altre famiglie a fare la baby-sitter. A un’altra madre con due figli è stato tolto un figlio ma non l’altro. Ora, o è capace di fare la madre per entrambi o per nessuno dei due. Sono tutte cose che indubbiamente creano un pregiudizio o comunque un giudizio negativo nei confronti di questo modo di affrontare tali problematiche.

Personalmente, le confesso, non mi diletto a leggere relazioni in cui si parla di questi drammi, tanto meno non è facile per me trattare questa tematica. Quando abbiamo trattato l’ordine del giorno su questo stesso problema io mi sono allontanato dall’Aula, non ho partecipato alla discussione né al voto perché ogni volta che si tocca questo tema, signor Assessore, come uno spettro ritorna alla mente un’esperienza, quella di mia madre e quella di suo figlio. Non so quanti di noi conoscano questa sofferenza, l’abbiano vissuta o la vivano, ma io ne so qualcosa, so quanto ha sofferto mia madre e so quanto questa esperienza ha condizionato il mio presente e condizionerà fino alla fine il mio futuro. Mia madre non era né una tossica né un’alcolizzata né una barbona, era una ragazza madre che non aveva un reddito fisso e da quello che ne so il modo di agire non è cambiato da allora: a una madre che non ha un reddito fisso si preferisce togliere il figlio e affidarlo alle strutture adeguate. Le garantisco che mia madre era una gran signora.

Posso considerarmi un buon testimone della sofferenza di chi è allontanato dal genitore e di chi, genitore, è allontanato dai figli. Tuttavia, devo essere onesto, la mia esperienza con gli assistenti sociali è stata positiva, ricordo ancora nomi e cognomi di queste due figure straordinarie, la loro competenza, la loro sensibilità, la loro umanità e l’essere compassionevoli. Quindi, se un assistente sociale agisce in modo negativo non possiamo pensare che l’intero servizio sia da buttare. Nonostante la mia esperienza fosse positiva, per mia madre il rapporto era conflittuale, l’assistente sociale era temuto, considerato una minaccia.

Questo solo per confermare che, nonostante la loro competenza, preparazione, capacità di esprimere umanità, questo ruolo che li porta ad essere coinvolti in un processo di allontanamento di un figlio danneggia la loro immagine. D’altronde, come si fa a chiedere a una famiglia di dare fiducia e confidare negli assistenti sociali e nel Servizio sociale e nello stesso tempo coinvolgere questi professionisti nei processi di allontanamento del figlio? È deleterio proporre l’assistente sociale alla famiglia come aiuto e alleato di cui fidarsi nelle avversità della vita e poi incaricarlo di prelevare il figlio per allontanarlo dai genitori. I media non ci dicono il lavoro che fa l’assistente sociale all’interno delle quattro mura domestiche per cercare di aiutare la famiglia ma ci riportano quando preleva il figlio a scuola per allontanarlo dal genitore, e spesso l’informazione viene drammatizzata, anche se è la vicenda stessa che si presta ad esserlo.

Il mio parere è che il Servizio sociale va liberato da questo ruolo, da questo fardello che nell’immaginario della gente l’identifica in modo negativo e ne toglie la credibilità di essere un faro di approdo nelle avversità. Lo espone anche ad essere citato per spaventare o ricattare, espressioni che non fanno bene a questo Servizio. Gli assistenti sono usati anche nelle dispute tra coniugi in via di separazione: bene diceva il collega Giuliano quando affermava che l’assistente sociale rischia di parteggiare per l’uno o per l’altro, quindi non è più una persona che in futuro potrà godere della fiducia di una delle parti, soprattutto di quella che si sente tradita nelle attese.

In particolar modo ricordo una famiglia in via di separazione in cui si doveva fare una relazione: tutte le volte che la madre comunicava al padre che poteva vedere il figlio ma questo lavorava e inviava un fax per confermare che non poteva per motivi di lavoro, la relazione finale riportava che il padre non si preoccupava del figlio. Per fortuna c’erano tutti questi fax ben archiviati che hanno dimostrato che chi aveva fatto quella relazione l’aveva fatta in modo non proprio professionale. Gli assistenti sociali sono tenuti lontani per timore, come fossero degli squali, questo è quello che si percepisce, sono ignorati anche dalle famiglie che ne hanno un estremo bisogno.

Il mio parere, quindi, è che lasciamo loro il compito di dare alle famiglie e non di togliere alle famiglie: dare un punto di riferimento, un sostegno, una speranza. Favoriamo condizioni che avvicinino e non allontanino questa figura dalle famiglie che è importantissima, però dobbiamo garantire a tale figura il ruolo di essere colei che dà e non che toglie per nessun motivo.

Questo è quello che auguro e auspico per questa professione e per questo Servizio. Non ho una procedura, una proposta, una strada da indicare perché questo avvenga e mi rendo conto che non è facile trovarla, ma certamente non è questa delibera, devo essere onesto. Non voteremo contro questa delibera perché, comunque la si pensi, dà voce a un vero problema che su opposti versanti coinvolge sia professionisti sia famiglie, sia l’istituzione sia il cittadino. Non voteremo a favore, tuttavia, perché chiede e propone soluzioni che non competono a quest’Aula e comunque non liberano questo Servizio del fardello che gli permetterebbe di essere più credibile nel rapporto con il cittadino. I Consiglieri della Civica, il Consigliere Piffer ed io, ci asterremo. Grazie.

– o m i s s i s –

Esito dell'iniziativa

 

Estratto video della seduta consiliare del 12 settembre 2012

 

 

 

 

 

Estratto video della seduta consiliare del 13 settembre 2012

 


1 Commento

  1. Bravo Claudio,complimenti.Condivido pienamente….pensiero bellissimo per una mamma coraggiosa come la Tua.

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