La morte di una persona è sempre motivo di sofferenza per quanti in essa riponevano degli affetti. Dunque anche il dolore espresso dalla famiglia di Armando Held è più che naturale e meritevole di rispetto.
Detto ciò non si può però tacere che questo dramma è scaturito da un atto ignobile: uno scippo ai danni di una donna di 65 anni. Questa signora si era fermata con cortesia per rispondere alla richiesta di informazioni di colui che, con l’inganno, ha corrisposto aggredendola e derubandola. Un pluripregiudicato che vantava al suo attivo altre imprese analoghe, tanto da essere noto nell’ambiente con il soprannome di “zio coca”. Oggi i sinti di Trento piangono quello che per loro era il “punto di riferimento della famiglia”, e se questo era il pastore c’è da figurarsi le pecore!
Un altro dramma però non va taciuto ed è quello che sta vivendo la vittima del reato e la sua famiglia. L’aver rincorso lo scippatore per tentare di recuperare quanto gli era stato rubato l’ha portata ad assistere in prima persona alla morte dello stesso e in qualche modo ora si trova oggetto d’indagine. Un susseguirsi di eventi che potrebbero condurla in tribunale come imputata nonostante l’ovvietà: la vittima dell’atto delittuoso è lei e non lo scippatore. Ma si sa come vanno a finire le cosa in Italia.
Fiducioso nei rilievi e nella ricostruzione della dinamica che sarà fatta dalle Forze dell’Ordine e certo della bontà delle dichiarazioni della signora, mi sento di esprimerle totale sostegno morale e se dovesse incorrere in procedimenti di qualunque tipo sarò felice di poterla sostenere materialmente, perché in questa vicenda non ci è entrata volontariamente, ma vi è stata trascinata da chi ha fatto del crimine la propria professione.
Ora la popolazione di Trento attende di sapere se seguirà pure il consueto lancio dall’elicottero di petali di rosa, come già avvenuto in passato in città.
Claudio Cia
L’articolo sul quotidiano “l’Adige” del 7 giugno 2016: