La lotta intestina nella coalizione di centrosinistra che governa la nostra Provincia vede ormai tutti contro tutti. Da qualunque lato la si osservi, sprizza faville e nessuno pare più preoccuparsi di lavare i panni sporchi in casa propria. Lo spettacolo è dunque pubblico e permanente. Ma attenzione, non illudiamoci: gli attori di questa commedia, pur litigando, rimarranno uniti, se necessario anche ingessati fino al termine della legislatura.
Ciò che accadrà nel 2018 è parimenti prevedibile: il PD pretenderà le primarie – per le quali stavolta non si farà trovare impreparato – e l’attuale presidente Rossi dovrà scegliere se rimanere sapendo di perdere, oppure se svoltare a destra. D’altro canto, a destra c’è chi già lo vedrebbe inserito in un secondo mandato da presidente, qualora servisse a facilitare un’alleanza con il PATT.
Ma se il PD non esprime il suo consenso e se il centrodestra diventa l’unico approdo per il suo stare a galla, chi sarà nella posizione di dettare le condizioni? Mi pare non Rossi! Se un’alleanza deve esserci con il PATT, questa non può essere funzionale a garantire la presidenza per Ugo Rossi.
L’uomo che per più legislature è stato uno dei pilastri caratterizzanti dei governi di centrosinistra, contro cui per anni è stata fatta strenua opposizione, con quale faccia possiamo presentarlo come l’alternativa all’odierno schieramento? Non c’è lifting che regga: la gente non capirebbe e inoltre, non dimentichiamolo, Rossi è visto come l’Attila, il “flagello di dio” che con la sua politica ha penalizzato la sanità e ora sta devastando la scuola. L’elettorato che rappresenta e gravita attorno a questi mondi, con lui non ci seguirebbe, anzi svolterebbe tutto a sinistra.