A Trento se un cittadino produce rifiuto residuo è costretto a tenerselo in casa o, per i più fortunati, sul balcone finché l’apposito sacco Tares verde di 30 litri non sia pieno ma, se ci sono famiglie che lo riempiono in pochi giorni, ce ne sono altre che impiegano settimane tenendosi odori e disagi per cui se volessero liberarsene non gli rimane altro da fare che depositarlo fuori casa ancora mezzo vuoto per la raccolta. Così i pochi sacchi ricevuti in dotazione da Dolomiti Energia si esauriscono in un battibaleno costringendo la gente ad acquistarne di extra.
Per ovviare a questa criticità più volte denunciata dai cittadini, in Consiglio comunale di Trento la Giunta capitanata da Andreatta, nel 2013 si era impegnata a creare condizioni per far fronte alla legittima richiesta di usare sacchi Tares da 15 litri, anziché da 30, senza costi aggiuntivi e sufficienti per la raccolta presunta di residuo tariffato d’ufficio.
In questi giorni al Comune e a Dolomiti Energia sono arrivate diverse richieste affinché la dotazione dei sacchi Tares per l’anno 2015 venga fornita in formato 15 litri anziché 30, ma la risposta è stata che “la dotazione standard dei sacchi per la raccolta del rifiuto residuo è composta da sacchi da 30 litri/cad. e che i sacchi più piccoli da 15 litri sono in vendita presso i supermercati convenzionati” e vi hanno pure consegnato l’elenco. Insomma, con l’eliminazione del diritto del più forte si è introdotto il diritto del più furbo!
E’ ormai da alcuni anni che ai cittadini è addebitato un importo forfettario annuo su calcoli presunti anziché effettivi di volume di rifiuto residuo prodotto e ora che, per rendere meno problematica la raccolta, chiedono sacchi Tares da 15 litri si sentono rispondere che devono pagare ulteriormente.
Un proverbio cinese dice che “chi non è stato truffato almeno una volta non può diventare un mercante”; di questo passo credo che ci ritroveremo tutti abilitati a fare i mercanti.