Sanifonds batte già cassa in Provincia: servono 200 mila euro per l’assunzione del responsabile, uffici, sito web e cancelleria.

200 mila euro da anticipare – possibilmente con urgenza – sul conto corrente allegato intestato a Sanifonds Trentino… questa l’inusuale richiesta di Roberto De Laurentis, Presidente del fondo assicurativo sanitario privato, per l’assunzione del responsabile, per le spese di affitto della sede e allestimento uffici, per la creazione di un sito web, utenze, cancelleria, in una comunicazione datata 4 febbraio 2016 e indirizzata al Presidente della Provincia Ugo Rossi. Per il funzionamento di Sanifonds è infatti previsto un costo di 400.000 euro all’anno, attinti direttamente dalle quote di adesione, ma visto il protrarsi della fase di iscrizione “forzosa”, manca la linfa vitale per alimentare quello che in tanti già vedono come il tipico esemplare di carrozzone pubblico. Ecco che vista “l’urgenza della situazione”, sicuramente vissuta con apprensione da tutta la comunità trentina, il problema si può risolvere attraverso la richiesta di versamento di un anticipo da parte della Provincia, “cortesemente” richiesto entro la fine del mese di febbraio, in modo che dal primo marzo si possa procedere con l’assunzione del responsabile del fondo sanitario privato.

E’ lecito a questo punto pensare che questo tipo di comunicazioni siano usuali, e che quindi qualunque privato possa inviare al Presidente della Provincia di Trento il proprio IBAN per un anticipo di fondi pubblici a vario titolo. Lo sappiano le imprese trentine in crisi, tra la stretta creditizia e la mancanza di lavoro, che i denari che non si trovano per rilanciare l’economia trentina si possono trovare per altro, e questo lo diceva proprio De Laurentis in un’intervista su Rai 1, parlando del tema “vitalizi”. In questo caso ad esempio, si possono convogliare in un fondo assicurativo privato, facendoli passare sopra le teste dei lavoratori.

Nel frattempo sempre più  dipendenti stanno manifestando la loro sfiducia verso questo sistema comunicando la loro volontà di non essere iscritti d’ufficio a Sanifonds. Alla mia interrogazione riguardante i numeri delle non adesioni si rispondeva che era “disponibile solo il dato dell’Azienda provinciale per i servizi sanitari che al 27 gennaio aveva ricevuto circa 2.500 comunicazioni di mancata adesione”. Queste cifre sono state diffuse l’8 febbraio, e già il 9 prendevano le difese del fondo due membri del suo consiglio di amministrazione per la parte sindacale, con un comunicato a firma Franco Ianeselli (segretario generale della Cgil del Trentino) e Gianpaolo Mastrogiuseppe (alla guida della Funzione pubblica), comunicando che si stanno registrando molte revoche della decisione di non adesione”.

Quanti saranno mai i lavoratori pubblici che in questi tempi duri si sono presi la briga di revocare la loro stessa richiesta di non adesione ad un fondo privato alimentato con soldi pubblici al quale sono stati iscritti d’ufficio? Sicuramente non molti, visto che già il giorno successivo gli organi di informazione locale diffondono i nuovi dati sulla fuga dei lavoratori da questa operazione: se al 27 gennaio erano 2.500 le richieste di non adesione solo per quanto riguarda i dipendenti dell’Azienda sanitaria ora sono “magicamente” salite intorno a quota 3.400 (cioè il 45%). Evidentemente i dati forniti in risposta all’interrogazione sono stati sottostimati, altrimenti risulterebbe incredibile immaginare in una sola settimana un aumento del 36% di richieste di disiscrizione da Sanifonds.

Nel frattempo anche il mondo della scuola inizia a mobilitarsi, con il caso di licei dove su circa 90 dipendenti quasi 60 avrebbero declinato la gentile iscrizione d’ufficio, con tanto di lettere che lamentano una seria carenza di informazione, di organizzazione e di irritazione nei confronti della procedura del “silenzio-assenso”, con i dipendenti che si ritrovano iscritti automaticamente ad un fondo privato, del quale sanno poco o nulla.

Facendo qualche calcolo approssimativo e prendendo come riferimento il 45% di disiscrizioni, come nel caso dei dipendenti dell’Azienda sanitaria, dei potenziali 39.000 dipendenti pubblici garantiti dalla Provincia come pacchetto clienti a un fondo integrativo privato, di questo passo ne rimarrebbero solo 21.450, così come degli oltre 5 milioni di euro stanziati per tale fondo ne resterebbero pressappoco 2 milioni e 800 mila euro. Le spese di gestione del fondo resterebbero però le stesse – i famosi 400.000 euro all’anno -, che però viste le “proiezioni” dei numeri andrebbero ad incidere per oltre il 14%. Si è mai vista un’assicurazione privata con pacchetto sanitario o un  fondo pensione che si trattiene dai premi il 14% a titolo di  spese?! Naturalmente chiuderebbe subito i battenti… ma in questo caso paga la Provincia – con soldi dei cittadini -, per cui avanti tutta!

Sorge spontanea la domanda del perché  non siano state interpellate altre assicurazioni, e perché costituire un nuovo fondo quando si sarebbe potuto almeno utilizzare la struttura già esistente di Pensplan, visti i costi e l’incapacità dimostrata da Sanifonds, tanto che in tre anni di vita pare non abbia neppure ottenuto l’iscrizione all’anagrafe dei fondi  sanitari.

Nonostante tutto questo si intende procedere speditamente nell’assunzione di un direttore, affittare una sede, allestire uffici, creare un sito web, ecc… il tutto con soldi che avrebbero potuto andare davvero a beneficio dei lavoratori, direttamente sul loro contratto o utilizzati per risolvere i problemi dei nostri ospedali. Che l’urgenza di un anticipo di soldi pubblici sia dovuta alla volontà di attivare prima possibile questo organismo, prima che si manifesti la realtà di un numero insufficiente di iscritti?

Tornando ai numeri, tutto questo meccanismo draconiano è stato messo in moto per far passare 128 euro per beneficiario, dalla Provincia ad un fondo assicurativo sanitario privato, che può arrivare a rimborsare massimo 45 euro per l’assistenza odontoiatrica, 65 euro per ticket e visite specialistiche e 100 euro per rimborso di prestazioni nell’area protesica, psicologica e di riabilitazione alcologica. Rimborso massimo, in quanto garantito fino ad esaurimento delle disponibilità del fondo, cioè quei 5 milioni virtualmente già quasi dimezzati. Considerato che nel nomenclatore è stato inserito di tutto e di più, comprese attività sanitarie garantite gratuitamente dal servizio sanitario pubblico, come ad esempio gli screening oncologici, è facilmente intuibile che tutti gli iscritti avranno almeno una spesa da mettere a rimborso, contribuendo al rapido esaurimento del fondo; in compenso è presumibile che avendo a disposizione dei possibili rimborsi il cittadino sia indotto a rivolgersi al privato, per evitare i tempi di attesa sempre più lunghi del pubblico. Incredibile. Le spese rimborsate non potranno inoltre essere detratte sul 730 nella denuncia dei redditi; ne equivale che a fronte di 1.200 euro di spese sanitarie ci sarà più convenienza a vedersi riconosciuta la detrazione sul 730.

Va ribadito il demenziale meccanismo dell’adesione con soldi pubblici a un fondo privato, che permetterebbe al dipendente pubblico di accedere al servizio sanitario con il rimborso del 50% di quelli stessi ticket voluti dalla Provincia per garantire risorse future per la sanità trentina, magari pure per prestazioni già garantite. Tra l’altro il ticket è un modo di contribuire alla spesa sanitaria e serve a garantire il servizio non solo a chi lo paga ma a tutta la collettività.

Di fronte a tutto ciò mancava solo la richiesta sui generis di anticipo di 200.000 euro. Si provi ad andare in banca come tutti i privati e vediamo quale sarà la gentile risposta di fronte alle premesse sopra riportate!

Premesso quanto sopra, si interroga la Giunta provinciale per sapere:

  1. se sia usuale la procedura di richiedere somme di denaro inviando direttamente al Presidente della Provincia un codice IBAN;
  2. se non ritenga doveroso diffidare chiunque tenti di contattare direttamente il Presidente della Provincia per ottenere somme di denaro a vario titolo;
  3. in virtù di quale meccanismo la Provincia potrebbe versare un anticipo su quote di adesione “previste”;
  4. a quanto corrisponde il numero minimo di iscritti necessario per attivare il fondo;
  5. in quale data si deciderà se il numero di iscritti è tale da consentire o meno l’attivazione del fondo;
  6. se non ritenga urgente e doveroso bloccare qualunque tipo di versamento di denaro pubblico verso Sanifonds, finché non sarà chiaro e definito il numero di aderenti;
  7. come si spiega la differenza tra i dati riferiti in risposta all’interrogazione n. 2502/XV e riferiti alla data del 27 gennaio, con i dati pubblicati sugli organi di informazione a distanza di una sola settimana;
  8. quali sono i dati disponibili riguardanti le richieste di non adesione, alla data di deposito della presente interrogazione e nel momento più prossimo alla redazione della risposta alla stessa;
  9. se ai dipendenti interessati dall’iscrizione d’ufficio al fondo sia stata anche inviata una conferma della loro adesione, se siano stati consegnati prospetti informativi, se siano stati resi disponibili moduli per richiedere la non adesione;
  10. se il fondo “Sanifonds Trentino” sia un fondo pubblico;
  11. se è corretta la dicitura che vede indicare il fondo nell’ “Intesa sul contenuto dell’accordo per la definizione delle modalità di iscrizione dei dipendenti del sistema pubblico trentino al fondo sanitario integrativo (Sanifonds Trentino)”, come “Fondo Sanitario Integrativo della Provincia di Trento”;
  12. se l’impostazione del fondo oggetto di interrogazione sia riconducibile alle “sperimentazioni gestionali” previste all’art. 9-bis del D.lgs 502 del 30 dicembre 1992;
  13. in caso di risposta affermativa al precedente quesito, quali siano le ragioni di convenienza economica del progetto gestionale, di miglioramento della qualità dell’assistenza, di coerenza con le previsioni del Piano sanitario e se è stata effettuata la verifica annuale prevista per i risultati sul piano economico e della qualità dei servizi;
  14. se sia mai stata indetta una gara per la parte assicurativa, e in caso di risposta negativa perché non si è ritenuto necessario.

A norma di regolamento, si chiede risposta scritta.

Cons. Claudio Cia

Esito dell'iniziativa

 

Interrogazione a risposta scritta presentata il 16 febbraio 2016. L’iter sul sito del Consiglio provinciale: interrogazione n. 2676/XV

 

 

Risposta ricevuta in data 17 marzo 2016: risposta interrogazione 2676 – Sanifonds

 

(nella risposta, oltre a contenuti per nulla chiarificatrici, anche alcune contraddizioni: si risponde che “non è fissato un numero minimo di adesioni”, ma solo nel gennaio 2016 i sindacati informavano che “il fondo, per poter essere avviato, necessita
di un numero minimo di iscritti piuttosto consistente”… mettetevi d’accordo!)

 

 

Metto a disposizione un semplicissimo modulo per disiscriversi, va infatti ricordato ai dipendenti che possono comunicare la loro non adesione mediante comunicazione scritta al loro datore di lavoro in qualunque momento: modulo standard disiscrizione

 

 

Il servizio di Trentino TV:

 

 

Il servizio del TGR:

 

 

 

 

Alcune foto della conferenza stampa di presentazione:

 

 

 

 

Gli articoli sui quotidiani locali: Sanifonds chiede 200 mila euro a Rossi, per Cia un carrozzone che usa i dipendenti pubblici

 

 

 

Allegati:

 

accordo ingresso artigiani – giugno 2013

 

accordo istitutivo – luglio 2013

 

richiesta anticipo 200mila euro a Rossi

 

deliberazione 254 – anticipo 200mila euro

 

nomenclatore accordo Sanifonds

 

accordo Sanifonds firmato

 

modalità iscrizione a Sanifonds

 

Delibera 2029

 

Delibera 2693

 

comunicato PAT – alcuni elementi per fare chiarezza

 

comunicato PAT – Sanifonds, nessuna confusione

 

documento CGIL – seve numero minimo consistente

 

 

 

L’articolo su “La Voce del Trentino”: De Laurentis batte cassa e chiede alla Provincia 200 mila euro per Sanifonds

 

L’articolo su “Secolo Trentino”: Sanifonds batte già cassa in Provincia, servono 200 mila euro

 

16 commenti

  1. Ma chi mai potrebbe prendere in considerazione un’assicurazione che costa 128 euro e se va bene (male) te ne rimborsa 210? Un’ennesima follia pubblica con i soliti nostri soldi. Vergogna!

  2. Ma chi è il genio che mette in piedi questi carrozzoni che servono a distribuire poltrone con soldi pubblici? E poi, nell’accordo le modalità di iscrizione sono pure contrarie alla legge della privacy, da quando in qua uno viene iscritto salvo che non manifestazione contraria. Ma chi è l’incapace che inventa queste procedure da regime. Ragazzi, mi sa che qui se arriva il garante qualcuno paga alla grande, in fatto e in diritto.

  3. Domanda: visto che nel fondo entrano 128 euro a testa e il rimborso può superare tale limite, visto che, data l’ampiezza di prestazioni riconosciute nel nomenclatore, tutti o quasi gli aderenti avranno fatture per più di 128 euro e vista la quota dei soldi dei lavoratori necessari a nutrire il carrozzone, il fondo è per definizione matematica destinato ad andare a fondo.
    Ragazzi, mi sa che non mi iscrivo, magari poi mi chiedono in quanto socio di contribuire a sanare il passivo fallimentare… queste cose non si sa mai come vanno a finire. E poi non si sa un tubo, ma possibile che in tutto questo tempo non siano riusciti neanche a fare un sito? Ma chi è sta gente??!!

  4. Credo che tra un po’ vedremo delle iscrizioni , ma su altri REGISTRI .

  5. In tutta questa vicenda c’è una cosa un po’ strana che mi ricorda vagamente altre prodezze provinciali. Ma per dare oltre 5 milioni di euro ad un privato non sarebbe servita una gara tra soggetti specializzati (non come Sanifonds) nell’organizzazione e gestione di fondi sanitari integrativi? Se domani arriva qualche grossa compagnia di assicurazione e piazza un bel ricorso/denuncia allora si che scattano le iscrizioni su altri REGISTRI come dice giustamente Paola. O ci troviamo di fronte a dei semplici incompetenti oppure c’è qualcos’altro.

  6. Il privato che ha bisogno di un finanziamento per partire con un’attività… i soldi el va a torli en banca!

  7. La richiesta di soldi sarà una provocazione del sig. Laurentis. Vogliamo ben vedere secondo quale legislazione di contabilità pubblica gli danno 200.000 euri. L’unità di controllo contabile della Giunta provinciale, famosa per essere cavillosa e formale, non farebbe certo passare una roba del genere.

  8. Anche questi sono i frutti del “PARTITO DEI NON VOTANTI”, che non si rende conto che la maggior parte dei politicanti, conta proprio su di loro per NON fare quello che sarebbe giusto, ma quello che vogliono… alla faccia di tutti!!! Basta guardare quello che succede anche in tutta Italia!

  9. Certo ad un’interrogazione di questa portata sarebbe cosa buona e giusta rispondere prima che il “fondo” metta radici e se, come da questi presupposti sembra, per chiuderlo bisognerà mettere ancora le mani nelle tasche di mamma provincia. Ricordo che ancora la provincia non dispone di una zecca sua ed i soldi a lei assegnati per gestire BENE la cosa pubblica sono i nostri . Mi aspetto quindi una replica chiara sul rapporto benefici costi di questa “assicurazione” altrimenti potreste dare direttamente i soldi in busta paga ai dipendenti con soddisfazione e risparmio per tutti.
    Mamma Clara.

  10. Caro Franz, mi sa che ti sei proprio sbagliato: la Provincia con decreto 254 del 4 marzo 2016 ha deciso di dare a Sanifonds 200 mila euro. Com’è possibile senza una norma generale ed astratta che preveda la possibilità di anticipare le spese di gestione ai fondi sanitari integrativi? Allora se domani scrivo a Ugo Angelo Giovanni per chiedergli dei soldi me li deve dare anche a me.

  11. La legge è uguale per tutti ma per alcuni è più uguale. Soprattutto in Provincia caro Franz ora lo sai anche tu!

  12. Caro Alessio… il decreto è un atto politico e quando li fa comodo c’è la separazione… è chi liquida che deve comprarsi un bel secchio di vasellina biologica.

  13. Ma va là…hai mai visto che succede qualcosa? Ghe sarà qualcun che magna e fine

  14. Guardiamo il lato positivo ora ai miei colleghi che non si saranno disiscritti quando parleranno di sprechi e di mancanza di personale saprò cosa rispondere!

  15. Scoperi Antonio

    Ma chi è quella faccia di bronzo che ha risposto all’interrogazione??!!

  16. Scoperi Antonio

    Ha ragione Davigo: non si vergognano neanche più!

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