La revisione della spesa e la macelleria sociale

Signor Direttore,

vanno bene i tagli alla spesa sanitaria improduttiva, ai doppioni e a quant’altro, però facciamo attenzione; se di nuovo tutta la revisione della spesa va a concentrarsi sulla sanità, l’istruzione e l’assistenza verso le persone più deboli, allora non è fuori luogo definirla una “macelleria sociale”.

Il Ministro della Salute Balduzzi ha confermato che salteranno 7 mila posti letto negli ospedali di tutta Italia di cui 371 nel Trentino. Però non dappertutto i tagli alla sanità arriveranno: non arriveranno sicuramente dentro Palazzo Chigi!

Per chi non lo sapesse Palazzo Chigi ha un ospedale interno dove lavorano 12 medici specialistici, 9 infermieri, 7 impiegati, 5 funzionari, 8 collaboratori interni e un numero imprecisato di consulenti che si occupano esclusivamente, non della salute di Mario Monti, ma di quella dei 1.300 dipendenti del Presidente del Consiglio. Questa struttura costa a noi cittadini oltre tre milioni di euro all’anno, gli stipendi un milione e mezzo, le consulenze dei collaboratori esterni novecento mila e via di questo passo. Praticamente il costo che ha l’ospedalino di Palazzo Chigi, per i 1300 dipendenti, è paragonabile a quello di una piccola azienda sanitaria privata con 200 dipendenti aperta però al pubblico. Un’anomalia questa che impone al “Paese Italia” una spesa che non si giustifica in nessun modo neppure ricorrendo ad acrobazie dialettiche, in quanto ai 1300 dipendenti è già assicurato l’accesso alle prestazioni delle strutture del Servizio Sanitario Nazionale, come è garantita a qualunque altro cittadino che risieda sul suolo italiano. Alla faccia della spending review!

I sacrifici imposti al cittadino “di periferia” sono di per sé difficili da digerire anche se necessari; sono però percepiti ingiusti e considerati dei veri e propri soprusi e abusi nel momento in cui si scopre che gli sprechi consumati e che si perpetuano altrove (Palazzo Chigi), vanno alla fine a colpire il diritto alla salute, bisogno primario di ogni persona.

Non è credibile nelle intenzioni chi, in nome della spending review, impone sacrifici e nello stesso tempo tollera privilegi che hanno il sapore di una beffa.

Esito dell'iniziativa

 

Fonte:

 

“l’Adige” – 12 novembre 2012

 

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