Egregio Direttore, mi appello ad una delle funzioni essenziali dei mezzi di informazione e di comunicazione di massa: quella di consentire all’opinione pubblica e ai singoli cittadini di acquisire dati e informazioni che consentano a chi ne è interessato di maturare un giudizio su chi ci governa, in ordine al perseguimento del bene comune e all’esercizio di un’etica pubblica che deve nutrirsi del confronto tra chi rappresenta le Istituzioni e chi esprime le istanze della società civile e dei diversi territori che sono oggetto dell’azione di governo.
Come noto, ha recentemente destato sconcerto, in molti casi sdegno, la decisione della Giunta provinciale di assegnare al dott. Luciano Flor, Direttore generale dell’Azienda Sanitaria trentina, un premio di 40.000 euro quale retribuzione di risultato in relazione all’annata 2013. Lo sdegno è dato da due fattori: il primo è che i risultati, quando ci sono, sono anzitutto merito del personale – medici, paramedici, infermieri, operatori sociosanitari – che spesso si deve sobbarcare turni assai pesanti e vede retribuita solo una parte del lavoro straordinario che abitualmente svolge; il secondo è che, sugli indicatori che qualificano l’azione della dirigenza dell’Azienda Sanitaria, vi sono risultati tutt’altro che brillanti, se pensiamo – per esempio – alle liste di attesa sovente inaccettabili e alla continua emigrazione di pazienti trentini fuori provincia anche per accertamenti diagnostici di routine, con il conseguente permanere di un saldo negativo assai pesante (tra i 16 e i 17 milioni di euro) nella mobilità interregionale.
Veniamo da più di un anno di annunci, controannunci, smentite, correzioni di rotta circa la definizione della rete ospedaliera e l’organizzazione dei servizi sanitari sul territorio. In questo marasma, è oggettivamente stridente che un Direttore generale che (dati 2013) si porta a casa uno stipendio di 195.999,96 euro all’anno – pari a un netto mensile di 8.876,47 euro – sia ulteriormente gratificato con altri 40.000 euro dalla Giunta provinciale. Se poi, come pare di capire, tale premio si lega in misura significativa al contenimento dei costi, ottenuto attraverso il taglio dei servizi, la vicenda diventa oggettivamente scandalosa. Se i risparmi vengono conseguiti, per esempio, chiudendo le sale operatorie nella fascia oraria notturna e per tutto il fine settimana – come già avviene a Borgo, Arco, Tione e come avverrà ora anche a Cavalese – la domanda sorge spontanea: c’è bisogno di un geniale dirigente strapagato per risparmiare tagliando i servizi?
La vicenda di Cavalese, poi, merita subito qualche elementare valutazione, probabilmente troppo elementare per le acute intelligenze che, tra Assessorato e Azienda Sanitaria, hanno partorito la decisione di ridurre la disponibilità delle sale operatorie e di individuare addirittura Rovereto (perché Trento è saturo… per forza, continuando ad accentrare!) come sede di riferimento negli orari non coperti. Già oggi, un numero significativo di pazienti della Val di Fassa preferiscono dirigersi su Bolzano anziché su Cavalese. A maggior ragione, sceglierebbero Bolzano se l’alternativa fosse Trento, e così farebbero diversi pazienti della Valle di Fiemme. Se, poi, l’alternativa diventa Rovereto, figuriamoci! Dunque, la decisione di chiudere le sale operatorie di notte e nei weekend a Cavalese, produrrà un aumento della mobilità passiva verso l’Alto Adige e comporterà, su questo piano, maggiori costi per la Provincia di Trento. E uno degli obiettivi che Flor avrebbe raggiunto è la diminuzione della mobilità passiva! Siamo alla totale schizofrenia, direi alla farsa se non ci fosse di mezzo la salute dei cittadini.
Ed infatti, per giustificare l’inopinata attribuzione al Direttore generale di un punteggio corrispondente ad un parziale raggiungimento dell’obiettivo di diminuire il saldo negativo della mobilità interregionale – pur a fronte di dati che vanno in direzione opposta – il Presidente Rossi ha tirato in ballo la motivazione legata a prestazioni ad altissima specializzazione necessariamente acquisibili fuori provincia e all’incremento delle prestazioni assicurate dall’Ospedale di Feltre ai trentini residenti in Primiero. Peccato che di tali motivazioni, comunicate alla stampa, non vi sia alcun cenno nella deliberazione della Giunta provinciale che attribuisce al dott. Flor 5 punti, su un massimo di dieci, per “il miglioramento del saldo negativo di mobilità sanitaria interregionale”. Ma tale saldo, nonostante le arrampicature sugli specchi del Presidente Rossi, non è migliorato affatto! E, se si riteneva che tale situazione fosse giustificata dagli elementi chiamati in causa da Rossi, lo si doveva chiaramente esplicitare nella deliberazione della Giunta provinciale. O no?
Ed ancora, la medesima deliberazione – per chi volesse consultarla sul sito Internet della Provincia è la n. 683 del 27 aprile 2015 – è un capolavoro di “burocratese”, al termine del quale si materializza qualcosa che è un pugno nello stomaco a qualunque esigenza di trasparenza dell’attività amministrativa. Infatti, senza fornire alcuna motivazione comprensibile al di là di riferimenti a indicatori che sottendono valutazioni assolutamente autoreferenziali da parte sia della Provincia sia dell’Azienda Sanitaria, la Giunta assegna 40 punti su 40 al Direttore generale, sulla base di 6 criteri precedentemente riportati e di contenuto così generale da consentire alla Giunta una valutazione tanto discrezionale quanto non intellegibile al cittadino che cerca di capire. Dunque, per Rossi, Borgonovo e Flor va tutto bene, mentre i pazienti trentini continuano – e, con questi chiari di luna, continueranno – ad andare a Negrar per una risonanza magnetica piuttosto che a Bolzano per un qualunque intervento chirurgico. E il tassametro della mobilità passiva continuerà a correre e a pesare sulle casse provinciali. Tutto bene! Avanti così!
Claudio Cia