Sanzioni alla Russia, quali i danni all’economia locale?

Dal 2014, la politica estera russa continua ad essere caratterizzata dalla crisi ucraina, con l’annessione il 18 marzo 2014 della penisola di Crimea. L’Unione Europea e gli USA hanno quindi adottato una serie di sanzioni sia contro il Paese, sia nei confronti di personalità, enti ed imprese russe. A tali sanzioni, la Russia ha risposto con l’adozione di misure restrittive commerciali.

Le merci soggette ad embargo riguardano, in particolare, l’intero comparto agroalimentare. Secondo l’Ufficio studi della CGIA di Mestre, l’embargo alla Russia da parte dell’UE è costato all’Italia 3,6 miliardi di euro. Nel 2013 l’Italia esportava in Russia beni e servizi per 10,7 miliardi di euro, nel 2015 l’importo è sceso a 7,1 miliardi di euro.

Oltre il 72% del totale del calo dell’export verso la Russia ha interessato Lombardia (-1,18 miliardi), Emilia Romagna (- 771 milioni) e Veneto (- 688,2 milioni). Dei 3,6 miliardi di minori esportazioni, 3,5 ineriscono al solo manifatturiero. I macchinari (- 648,3 milioni di euro), l’abbigliamento (- 539,2 milioni di euro), gli autoveicoli (- 399,1 milioni di euro), le calzature e gli articoli in pelle (- 369,4 milioni di euro), i prodotti in metallo (- 259,8 milioni di euro), i mobili (- 230,2 milioni), le apparecchiature elettriche (- 195,7 milioni) sono i settori dove i volumi di affari in termini assoluti hanno registrato le contrazioni più importanti.

Dopo una serie di incrementi a due cifre che nel 2014 hanno portato l’interscambio italo-russo a sfondare i 30 miliardi di euro (di cui 20 miliardi di export russo e 10,7 di export italiano), il 2014 ha coinciso con la prima vera battuta d’arresto dai tempi della crisi del 2008-2009. Le esportazioni italiane sono infatti scese dell’11,6% a quota 9,5 miliardi e quelle russe hanno perso il 20% attestandosi a quota 16 miliardi. E non è finita: a giudicare dall’andamento dei primi mesi del 2015, la tendenza al ribasso si sta accentuando. Tra gennaio e febbraio l’interscambio è crollato del 32%, con la flessione equamente divisa tra export e import. Ad oggi non è dato conoscere quanto estese siano le perdite economiche registrate sul nostro territorio, né quali siano i settori più colpiti, e nemmeno quali effetti ne siano derivati alle singole imprese trentine.

Premesso quanto sopra, si interroga la Giunta provinciale per sapere:

  1. l’ammontare dell’export trentino in Russia negli anni 2013, 2014, 2015, in valori assoluti e con le variazioni percentuali;
  2. se sia in possesso di dati aggiornati sui danni derivanti all’economia trentina dalle sanzioni alla Russia, nel qual caso indicando quali sono i settori produttivi maggiormente colpiti, e a quanto si attestano le perdite sul volume di affari per ciascuno di essi;
  3. quante e quali sono le aziende trentine che esercitano attività economiche con il partner russo, quante di queste sono coinvolte in via indiretta e per quali settori, quante e quali sono le aziende russe operanti sul territorio trentino, a quanto ammontano le loro perdite, quale tipologia di aiuti si intende stanziare per compensare i produttori dei mancati fatturati causati dalla decisione di imporre sanzioni;
  4. se dal 2013 ad oggi vi sono aziende della PAT che hanno avviato progetti di collaborazione o scambi commerciali con la Russia, indicando in caso affermativo gli importi stanziati e l’esito finale delle procedure.

A norma di regolamento, si chiede risposta scritta.

Cons. Claudio Cia

 

Esito dell'iniziativa

 

Interrogazione a risposta scritta presentata il 10 maggio 2016. L’iter sul sito del Consiglio provinciale: interrogazione n. 3089/XV

 

 

Risposta ricevuta il 24 agosto 2016: risposta interrogazione 3089 – effetti embargo Russia

 

 

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