“Stereotipi di genere”, la nuova ossessione della Provincia di Trento per introdurre a scuola l’ideologia gender

La legge provinciale 18 giugno 2012, n. 13 (LEGGE PROVINCIALE SULLE PARI OPPORTUNITÀ) “promuove la parità di trattamento e opportunità tra donne e uomini” (art. 1) e “sostiene la diffusione della cultura di genere, il raggiungimento della parità di trattamento e di opportunità per donne e uomini nonché dell’equilibrio tra i generi attraverso l’adozione di specifiche misure e azioni positive” (art. 2). All’articolo 9, poi, la citata legge prevede la promozione della diffusione della cultura di genere “mediante iniziative e azioni di comunicazione improntate al contrasto di stereotipi di genere”, in modo particolare per “promuovere una rappresentanza paritaria nel mercato del lavoro, nelle istituzioni, nella società, combattendo gli stereotipi basati sul genere.

In generale, si esprime in questa sede la considerazione che tale atto normativo, se all’articolo 1 esprime la giusta rivendicazione di una parità di trattamento e opportunità tra uomini e donne, risente poi all’articolo 2 di un’impostazione ideologica che desta più di qualche perplessità. Siamo pertanto distanti, dal punto di vista legislativo, dalle inaccettabili distorsioni del tema dell’identità di genere introdotte dal disegno di legge cosiddetto “antiomofobia”, anche se già in questa normativa si coglie l’adesione a un costrutto puramente teorico che è quello della rinuncia all’utilizzo di categorie oggettive (uomo-donna, maschile-femminile), per introdurre una categoria come quella di genere, che ha un’estensione concettuale a fisarmonica, difficilmente identificabile in modo definitivo e quindi scarsamente applicabile sul piano legislativo.

Evidenziato quanto sin qui riportato, vi sono però alcune questioni che meritano una riflessione e una presa di posizione del Consiglio. L’art. 9 della L.P. 13/2012 introduce il concetto di “stereotipi di genere” come elementi da combattere per costruire la parità fra uomini e donne nel mercato del lavoro, nelle istituzioni, nella società.

Quando però arriviamo alla Deliberazione della Giunta provinciale n. 869 del 26 maggio 2015 (delibera 869) sorge più di una perplessità. Tale deliberazione concerne l’approvazione del bando per l’attivazione di percorsi di educazione alla relazione di genere da attivare nell’a.s. 2015/2016 nelle istituzioni scolastiche e formative del sistema educativo della provincia di Trento (Articoli 2 e 9 della legge provinciale 18 giugno 2012, n. 13 “Promozione della parità di trattamento e della cultura delle pari opportunità tra donne e uomini”).

Le perplessità riguardano, in modo particolare, il bando, laddove si sottolinea che “i percorsi proposti hanno come finalità comune la diffusione di strumenti necessari a comprendere la costruzione sociale delle differenze e degli stereotipi di genere, lasciando così in secondo piano il dato più importante, ossia il dato biologico. D’altra parte, nella formulazione del catalogo dei percorsi formativi, i riferimenti vanno a “stereotipi di genere e ruoli sociali”, al “significato di identità e differenze di genere”, alla comprensione della “costruzione sociale delle differenze di genere” e alla conoscenza dei principali “stereotipi”, agli “stereotipi sul maschile ed il femminile nella società contemporanea”, per giungere poi ad espressioni di significato piuttosto oscuro, come là dove si fa riferimento a “strumenti metodologici necessari per inserire una prospettiva di genere trasversale nella pratica educativa quotidiana con particolare riferimento al tema dell’orientamento e delle scelte scolastiche, della gestione delle relazioni in aula e della decostruzione degli stereotipi nell’attività didattica”.

Gli studenti vengono chiamati in causa come coloro che acquisiscono “strumenti necessari per comprendere la costruzione sociale delle differenze di genere e conoscere i principali stereotipi di genere”. Si arriva poi a toccare il campo degli affetti, con un percorso che mira ad affrontare “il tema cruciale dell’educazione sentimentale, a partire da una riflessione sulle rappresentazioni stereotipate delle identità individuali e collettive”. Con i docenti si esaminano “forme di rappresentazione alternative agli stereotipi linguistici, discorsivi e concettuali”, con gli studenti si favorisce “l’espressione creativa delle relazioni affettive attraverso parole, immagini, suoni mirati al superamento degli stereotipi identitari. Tra i contenuti, spicca quello formulato come “educazione sentimentale e affettività fuori dagli stereotipi identitari”, con “esempi letterari, storico-filosofici, artistici”. In particolare si sottolinea che “la parte laboratoriale con studenti riguarda la produzione attiva e indipendente di rappresentazioni non stereotipate degli affetti e relazioni a sostegno di una cittadinanza condivisa.

Anche per i genitori è previsto “uno spazio di confronto guidato sulle differenze e gli stereotipi di genere e sul loro ruolo nel processo di crescita”.

Obiettivamente, questo richiamo continuo, oserei dire ossessivo, agli “stereotipi di genere”, individuati come il nemico numero uno da eliminare, appare piuttosto forzato anche rispetto alla lettura dell’articolato della L.P. 13/2012.

Non solo, appare anche, specie in alcune delle formulazioni sopra riportate, anche piuttosto sospetto, perché sembra in qualche modo voler trascendere le finalità della LEGGE PROVINCIALE SULLE PARI OPPORTUNITÀ, per cercare in qualche modo di aggirare la fortissima resistenza incontrata dal ddl cosiddetto “antiomofobia” e dalla promozione dell’ideologia del gender, così da trovare comunque il modo di propagandare tale ideologia nelle nostre scuole, operando quella che tecnicamente viene chiamata decostruzione e ricostruzione culturale, ma in termini molto più comprensivi all’uomo della strada si chiama indottrinamento.

Per quanto sin qui esposto, il Consiglio provinciale impegna la Giunta provinciale a:

  1. approvare un atto di indirizzo circa la valutazione delle domande presentate dagli istituti scolastici ai sensi della Deliberazione della Giunta provinciale n. 869, dd. 26 maggio 2015, che specifichi al Dirigente competente:
    • l’indicazione di assicurare priorità ai percorsi che mirano esplicitamente a favorire le pari opportunità tra uomo e donna, così come definite dalla L.P. 13/2012 (LEGGE PROVINCIALE SULLE PARI OPPORTUNITÀ);
    • la non ammissibilità di percorsi che mirano a introdurre l’ideologia gender, ossia la posizione culturale secondo la quale il genere è una costruzione sociale e non un carattere biologico su base sessuale;
  2. a inserire nei bandi futuri per l’attivazione di percorsi di educazione alla relazione di genere, di cui alla L.P. 13/2012, una definizione precisa di ciò che si intende, ai sensi di tale normativa, con il concetto “stereotipo di genere”.

Esito dell'iniziativa

 

 

Proposta di mozione depositata il 10 giugno 2015, sottoscritta dai colleghi Borga e Civettini. In attesa di discussione.

 

 

 

 

 

Il sito ufficiale dell’assessorato alle Pari Opportunità, con i documenti relativi ai “Percorsi Educare alla relazione di genere rivolti alle scuole”: sito ufficiale

 

 

Link alla legge provinciale sulle pari opportunità: legge provinciale 18 giugno 2012, n. 13

 

La delibera 869 con la quale si approva il bando per l’attivazione di percorsi di educazione “alla relazione di genere”: delibera 869

 

Il catalogo dei percorsi formativi: catalogo percorsi formativi

 

 

 

 

NB: nonostante questo “bando” sia stato approvato solo il 26 maggio sembra che tutto stia già procedendo molto velocemente… questo il comunicato inviato da un preside agli insegnanti:

 

 

…non so se avete avuto modo di leggere le proposte provinciali per il prossimo anno per formazione docenti e attività con studenti in merito all’educazione al genere (stereotipi maschili e femminili ecc).

Mi sembrano particolarmente interessanti e attuali anche rispetto ad alcune criticità della nostra scuola. Vi chiedo in via ufficiosa la disponibilità a condividere la seguente proposta:

per le classi terze percorso numero 4: Per una cittadinanza condivisa: affetti e differenze. Sono 6 ore di formazione x docenti e 6 per studenti

 

per le classi seconde percorsi numero 2 (x docenti) e 3 (per studenti): Identità, differenze e stereotipi: laboratori di educazione al genere. L’impegno per i docenti è di 10 ore (riconosciute come aggiornamento), gli studenti sarebbero impegnati nei percorsi per 9 ore per ciascuna classe.

 

Tutti i percorsi pongono sono laboratoriali e tenuti da pedagogisti e personale formato e pongono un forte accento sull’orientare le proprie scelte di vita (…). Chiedo ai docenti di italiano e matematica di darmi un feedback per la partecipazione degli studenti, in quanto naturalmente impegnati per un maggior numero di ore nelle classi. A tutti chiedo invece di segnalarmi la disponibilità alle attività di formazione (una o entrambe)…

 

 

 

 

 

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