Tagli alla sanità provinciale: perché nonostante i proclami i punti nascita montani non resisteranno

Lo scorso 11 novembre il ministro della Salute Beatrice Lorenzin ha firmato un provvedimento con il quale apre alla possibilità di salvare i punti nascita che non rispettano il requisito di almeno 500 parti annui, purché questi mantengano alti i loro standard di qualità e sicurezza. In data 20 novembre, l’Azienda sanitaria trentina ha emanato una circolare con cui intende disciplinare l’applicazione della legge 161/2014 in materia di adempimento degli obblighi derivanti dall’appartenenza dell’Italia all’Unione Europea. La normativa comunitaria stabilisce un riposo di 11 ore del personale sanitario tra un turno e l’altro.

Nella circolare emanata, si prende sì atto della disposizione europea, ma si intravede tra le righe il rischio di non poter conseguentemente garantire determinati servizi. Non è difficile credere che l’APSS voglia strumentalizzare la statuizione europea per giustificare l’impoverimento dell’offerta garantita ai pazienti. La verità sottaciuta è che i punti nascita periferici non possono essere mantenuti, sia per mancanza di risorse che di personale. Dunque si propongono soluzioni draconiane: ulteriore taglio di servizi, chiusura di unità, esuberi. L’aspetto spiacevole della vicenda è che, non potendo più addossare la responsabilità al Governo, la Provincia si indirizza ad incolpare l’Europa.

Il comparto medico-infermieristico è da tempo in sofferenza. Negli ultimi cinque anni sono stati tagliati quasi 200 milioni di euro, nell’ottica del risparmio e di un presunto miglioramento dei servizi. Non si capisce come i livelli di qualità possano rimanere invariati senza subire ripercussione alcuna. Nel frattempo i sindacati vengono spinti ad accettare una tacita deroga sulle 11 ore consecutive, così da evitare di assumere altri dipendenti e mantenere in tal modo invariati i servizi. A quali costi però? Mancanza della giusta serenità sul posto di lavoro, aumento di stress psico-fisico, incremento dei rischi per i pazienti. I professionisti maggiormente colpiti saranno ginecologi ed anestesisti, i quali dovranno garantire una presenza continuativa in servizio attivo nelle 24 ore in caso di parto, in seguito all’applicazione della normativa europea delle 11 ore di riposo che scatterà da mercoledì 25 novembre.

Nonostante i media locali diano per scontata la conservazione dei punti nascita siti in località montane e periferiche, risulta alquanto avventato cantare vittoria. Le deroghe infatti sono state previste solo in termini generali e richiedono come formalità successiva la necessaria accettazione ministeriale della proposta formulata dalla Provincia. La soluzione al problema passa necessariamente dalla revisione dei tagli finanziari adottati unitamente all’assunzione di altro personale. La suprema ratio dovrebbe riguardare la sicurezza dell’utenza e la connessa tutela lavorativa dei professionisti per cui ne deriva che il rispetto della normativa comunitaria che stabilisce un riposo di 11 ore del personale sanitario tra un turno e l’altro, non è derogabile.

Premesso quanto sopra, si interroga il Presidente della Giunta provinciale per sapere:

  1. a quanto ammontano, voce per voce, i tagli al settore sanitario effettuati dalla Provincia negli ultimi 5 anni;
  2. qual è il trend degli ultimi cinque anni del numero degli operatori socio sanitari, degli infermieri, delle vigilatrici d’infanzia, degli assistenti sanitari, dei tecnici sanitari di radiologia medica, delle ostetriche, dei fisioterapisti e del personale medico – per ogni singola specialità – in forza all’APSS e quanti di questi risultano assunti con un contratto a tempo determinato e quanti a tempo indeterminato;
  3. qual è il trend degli ultimi cinque anni degli amministrativi in forza all’APSS;
  4. qual è il trend negli ultimi cinque anni del costo degli operatori socio sanitari, degli infermieri, delle vigilatrici d’infanzia, degli assistenti sanitari, dei tecnici sanitari di radiologia medica, delle ostetriche, dei fisioterapisti e del personale medico e amministrativo dell’APSS;
  5. se e quando verrà rispettata la normativa comunitaria che stabilisce un riposo di 11 ore del personale sanitario tra un turno e l’altro e, in tal caso, se i professionisti attualmente in forza all’APSS vengono ritenuti numericamente sufficienti a garantire qualità e quantità dei servizi in essere;
  6. quali saranno i punti nascita che verranno mantenuti sul nostro territorio e se questo comporterà tagli su altri versanti del comparto sanità e in tal caso quali;
  7. qual è il trend degli ultimi cinque anni dei ricoveri ospedalieri e della media delle degenze;
  8. qual è il trend degli ultimi cinque anni delle recidive di ricovero nell’arco dei 7 giorni dalla dimissione ospedaliera.

A norma di regolamento, si chiede risposta scritta.

Cons. Claudio Cia

 

L’articolo sul quotidiano “l’Adige” del 23 novembre 2015:

Punti nascita, non resisteranno

Esito dell'iniziativa

 

Interrogazione depositata il 23 novembre 2015. L’iter sul sito del Consiglio provinciale: interrogazione n. 2394/XV

 

Risposta ricevuta il 13 aprile 2016: risposta interrogazione 2394 – tagli a sanità, punti nascita

 

 

 

L’articolo su “La Voce del Trentino”: Tagli alla sanità provinciale, perchè i punti nascita montani non resisteranno

 

 

 

In allegato l’articolo sul quotidiano “l’Adige” del 23 novembre 2015.

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