Apprendo dalla stampa che il Comune di Castello Tesino ha approvato il progetto definitivo per una nuova caserma dei VVF Volontari che dovrebbe sorgere a poco più di 2 chilometri, in linea d’aria, dalla nuova caserma di Pieve, inaugurata il 14 giugno 2015, e costata circa 2 milioni di euro, tanto quanto costerebbe questa nuova di Castello.
Pare una banalità dire che ci troviamo davanti all’ennesimo spreco di risorse pubbliche. Senza volere in nulla diminuire l’importanza e il valore, anche sociale, della presenza dei Vigili del fuoco volontari sul nostro territorio, occorre però considerare quanto gli stessi volontari siano consapevoli della necessità di razionalizzare la spesa, evitando in primis di moltiplicare i centri di costo là dove una unificazione degli sforzi e una condivisione dei mezzi e delle risorse corrisponda effettivamente a una riduzione della spesa.
È il caso di Castello che potrebbe venire invitato a ripensare il suo progetto, nonostante il fallimento della fusione con Pieve, per cogliere l’occasione invece di un cambio di mentalità urgente. Finanziare questo progetto sarebbe come dar ragione a coloro che insistono nei vecchi campanilismi e faticano ad attraversare il torrente Grigno per ricercare sinergie, e collaborazioni, e spazi, fin’ora rifiutati a prescindere.
Non si può costruire una caserma attaccata all’altra! Occorre invece unificare. Quale occasione migliore di questa? Trattandosi di pompieri volontari che hanno nel loro DNA il soccorso, la solidarietà e la collaborazione, non dovrebbe essere un’impresa impossibile cominciare da loro per costruire ponti sul Grigno. Non si è voluta la fusione? Allora non si potrà pretendere di continuare con il vecchio regime delle vacche grasse e attingere a risorse che andranno invece utilizzate nel senso della collaborazione virtuosa.
Che si uniscano i due Corpi, con quelle risorse, e si faccia un solo centro operativo, magari ampliando la Caserma di Pieve. Ma Castello dovrà rinunciare al suo vecchio progetto, pensato dieci anni fa quando il mondo era diverso. Ora tutto è cambiato.
cons. Claudio Cia
L’articolo sul quotidiano “l’Adige” del 16 novembre 2016: