Tomosintesi per lo screening mammografico: donne trentine usate come cavie?

Da novembre 2014 la Provincia di Trento è l’unico posto d’Italia a non adoperare più il tradizionale screening mammografico bidimensionale. Un progetto pilota prevede infatti che si debbano utilizzare su tutta la popolazione femminile del Trentino apparecchi di ultima generazione dotati di tomosintesi, che consentono di ottenere un’immagine tridimensionale del seno (simile ad una piccola TAC). Un progetto pilota che dovrebbe concludersi a fine novembre 2016, ma che vede l’APSS intenzionata ad acquistate 5 nuovi apparecchi ancor prima di conoscere l’esito dello studio in essere.

Gli scopi dichiarati sarebbero molteplici: permettere innanzitutto la visualizzazione dettagliata di lesioni mammografiche e nel contempo garantire una riduzione dei richiami per dubbi poi risolti (falsi positivi). In aggiunta, razionalizzare le risorse della nostro territorio eliminando i punti di effettuazione periferici e convogliando tutte le pazienti presso le sedi di Trento e Rovereto. Insomma, dalle vecchie 4 immagini (2 per ciascun seno) – analizzate in doppia lettura con due diversi pareri medici -, si è passati all’effettuazione di circa 30 immagini (15 per ciascun seno), con inevitabile incremento del livello di radiazioni e allungamento delle tempistiche di elaborazione del referto.

Se è vero che un’indagine simile alla TAC porta più informazioni rispetto alla classica radiografia su pellicola bidimensionale e altresì acclarato, da diverse pubblicazioni, che la metodica della tomosintesi per l’indagine di primo livello nei programmi di prevenzione su donne sane non trova adesione unanime e convinta nel mondo scientifico in quanto aumentano i rischi di sovradiagnosi ed espone ad un notevole irradiamento la ghiandola mammaria – già di per sé molto recettiva ai danni da raggi X -, con la conseguenza di aumentare il rischio di processi patologici a carico della stessa. Sul sito dell’APSS, invece, è riportato solamente: “La dose di raggi X utilizzati durante l’esame non è pericolosa”, inoltre in tutti gli altri strumenti di informazione messi a disposizione delle donne non è dato sapere il raffronto del dosaggio dei raggi X irradiati con la tomosintesi rispetto alla mammografia tradizionale.

Il progetto sperimentale di tomosintesi appare dunque inopportuno a regolare in via principale la diagnostica mammografica su donne sane che si sottopongono ad uno screening preventivo. E’ un po’ come proporre la colonscopia (che comunque non espone a irradiazione di raggi X) invece che il sangue occulto fecale a tutti i soggetti di una fascia d’età a rischio. Dunque non è azzardato definirlo uno “strumento speciale” cui ricorrere soltanto in via straordinaria e sussidiaria, qualora il tradizionale esame 2D abbia evidenziato anomalie che necessitano di un ulteriore approfondimento.

Invece il Trentino pare proprio essere l’unico posto in Italia dove si sta utilizzando la tomosintesi per lo screening massivo su donne sane: essere i primi non sempre può essere un bene. E’ curioso constatare che mentre nel sito della fondazione Veronesi nel luglio 2014 era scritto che la tomosintesi potrebbe essere il futuro e sostituire l’esame bidimensionale tradizionale “anche se i tempi sono difficili da definire”, in Trentino dal novembre dello stesso anno la tomosintesi è diventato l’esame di screening mammografico di primo livello su vasta scala per tutte le donne sane.

Nel frattempo però già si osservano quanto siano cristallizzate le conseguenze del progetto. Da un lato abbiamo un considerevole calo (nel solo distretto sanitario provinciale Est negli ultimi anni si è registrato un calo di adesione pari al 6,6%) delle donne che decidono di non sottoporsi allo screening e dall’altra abbiamo il preoccupante ritardo dell’APSS (fino a 4 mesi ) nel comunicare gli esiti degli esami di ultima generazione, – ritardo dettato probabilmente dalla mole di immagini da analizzare quasi otto volte superiore allo screening tradizionale, quando il personale deputato a questo è sempre lo stesso, che potenzialmente potrebbe anche vanificare il dichiarato vantaggio della maggiore accuratezza diagnostica della nuova tecnica.

La situazione attuale rappresenta un vulnus per l’onorabilità della sanità trentina che se non chiarita rischia di creare un danno alla popolazione femminile sana. L’auspicio più grande è che l’Assessore alla Salute intervenga in tempi assolutamente brevi per valutare se nei programmi di prevenzione il progetto pilota con l’utilizzo massivo della tomosintesi per l’indagine di prima livello su tutte le donne sane abbia, ad oggi, un qualche fondamento medico-scientifico riconosciuto unanimemente dalla comunità scientifica; in caso negativo, si chiede di ripensare l’intero progetto evitando di gravare sul bilancio sanitario pubblico con l’acquisto di tecnologia costosa ma non supportata da dati scientifici ancora consolidati (il richiamo a quanto accaduto per la Protonterapia ci pare oggi ancora più opportuno). La chiarezza si rende necessaria.

Premesso quanto sopra, si interroga il Presidente della Giunta provinciale per sapere:

  1. su quali valutazioni, sperimentazioni, studi e/o analisi è basata la tomosintesi praticata su vasta scala in Trentino;
  2. quali sono le sperimentazioni trentine in atto e quali sono state effettuate negli ultimi 5 anni;
  3. come è strutturato il progetto pilota, chi lo ha approvato e come, chi ne sono gli ideatori;
  4. quale azienda o ente scientifico raccoglie, elabora e valida i risultati;
  5. come è stato possibile attivare il progetto pilota a distanza di pochissimi giorni dalla sua approvazione, compreso la messa a disposizione degli apparecchi;
  6. quale azienda o ente scientifico ha fornito gli apparecchi per la tomosintesi, quanti sono, a che condizioni l’APSS li utilizza e a quali costi;
  7. quale è stato l’aumento dell’esposizione alle radiazioni della popolazione femminile nello screening in tutto il 2015 rispetto alla media degli ultimi 5 anni precedenti senza l’uso della tomosintesi;
  8. quante apparecchiature si prevede di acquisire per lo screening in tomosintesi a regime, da chi vengono acquistate, dove si prevede che siano collocate e quale si prevede essere l’investimento economico;
  9. in che percentuale è ravvisabile il calo della partecipazione allo screening per le donne che hanno perso il punto di effettuazione dell’esame mammografico di riferimento, con il dettaglio per le comunità più disagiate (ad esempio Valle di Fiemme, Primiero, Giudicarie e Val di Sole);
  10. quali iniziative, con quali spese e a carico di chi sono state o verranno promosse per agevolare il viaggio delle donne dalle Comunità montane a Trento e Rovereto;
  11. quanto è incrementato il tempo di risposta medio di un esame di tomosintesi rispetto ai tempi fino a fine 2014, come ha inciso la nuova tecnologia e perché;
  12. se non ritiene che la tomosintesi applicata allo screening mammografico massivo su donne sane comporti il pericolo concreto di scatenare tumori per l’esposizione maggiore alle radiazioni e per l’elevata recettività della ghiandola mammaria;
  13. se, considerato l’equilibrio tra danni, – non solo economici -, e benefici, non sia più conveniente acquisire apparecchiature meno costose, ma economicamente sostenibili anche nelle Comunità meno popolate;
  14. se analoga scelta sia stata fatta anche dai nostri vicini della Provincia di Bolzano, indicando in tal caso le eventuali motivazioni della scelta indirizzata in modo non così “innovativo”;
  15. quale azienda o ente scientifico ha finanziato il congresso “TOMOSINTESI… E NON SOLO: Le domande e le risposte”;
  16. come intende procedere l’Assessore competente, e in che tempistiche, per fare maggiore chiarezza su un argomento così emotivamente importante per la salute delle donne.

A norma di regolamento, si chiede risposta scritta.

Cons. Claudio Cia

Esito dell'iniziativa

 

Interrogazione a risposta scritta depositata il 20 gennaio 2016. L’iter sul sito del Consiglio provinciale: interrogazione n. 2547/XV

 

 

Risposta ricevuta il 17 marzo 2016: risposta interrogazione 2547 – Tomosintesi

 

 

 

Qui le mie considerazioni sul convegno: “TOMOSINTESI… E NON SOLO: Le domande e le risposte”, tenuto a Trento il 18 e 19 gennaio 2016: Considerazioni dopo il convegno sulla “Tomosintesi”

 

 

 

 

 

L’articolo sul quotidiano “l’Adige” del 21 gennaio 2016:

 

Esami al seno, donne cavie

 

 

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