Trento assomiglia sempre più a una discarica a cielo aperto.
Non c’è giorno che vie, vicoli e marciapiedi siano trattati come luoghi di raccolta per sacchi di rifiuti che ostacolano il libero movimento dei cittadini. È quello che, ad esempio, avviene tutti i martedì in via S. Martino e in quelle adiacenti. Tali rifiuti rimangono lì per l’intera giornata, sotto gli occhi di tutti, fino a quando, all’imbrunire, un mezzo di trasporto della nettezza urbana li raccoglie. Neppure lo storico e famoso Castello del Buonconsiglio, meta turistica e culturale della città e della provincia, è al riparo da tale scempio. Infatti, per l’intera giornata, una delle due porte che introduce a tale luogo è «ornata» da molteplici sacchi di rifiuti.
Eppure questo è uno spettacolo che non appartiene alla cultura della città di Trento che, nell’immaginario degli italiani, è riconosciuta e indicata come esempio di decoro ed efficienza. Con il dichiarando intento di liberare dalle macchine le vie, i vicoli e i marciapiedi a beneficio dei pedoni, chi governa questa città ha, da poco, approvato un faraonico piano urbano per la mobilità (Pum) che prevede una spesa di oltre un miliardo di euro. Perché invece non ha dato precedenza allo studiare e all’approvazione di un nuovo piano per una raccolta dei rifiuti: più efficace, più semplice e più rispettoso per la città? Avrebbe certamente richiesto l’impiego di risorse minime e l’applauso dell’intera cittadinanza.