Sinceramente mi trovo profondamente in imbarazzo a parlare di Trento come città “intelligente” mentre i titoli sui quotidiani locali parlano di un senzatetto morto nel degrado e di un’anziana gettata a terra per rubarle la borsetta…
Non sono certo contro l’innovazione, ci mancherebbe… ma è noto che per conquistare grandi vette solitamente si procede a piccoli passi, uno dopo l’altro, senza lasciare indietro nessuno. In questo caso sembra invece si voglia procedere a balzi, evidenziando il divario tra la realtà vissuta dalla gente e l’ologramma di una città che esiste solo sulla carta. Non è una app in più che renderà i nostri musei più attrattivi, non sarà trovare sul sito del Comune i dati in un formato rispetto ad un altro a renderci più “trasparenti”, non sarà la consultazione online dei referti medici a rendere la sanità più vicina al cittadino, se poi gli operatori della sanità non sono messi nelle condizioni di operare in serenità…
Quando dico che vorrei una città “normale”, intendo proprio una città che non debba cercare gli “effetti speciali” a tutti i costi, ma che sia capace di rapportarsi con la realtà, che dialoghi con tutti e che crei processi realmente partecipati e non modelli calati dall’alto. Ben venga se questo riconoscimento permetterà alla città di poter sviluppare un progetto specifico sulla qualità della vita e metterci in rete con altre realtà, purché questa smania di essere sempre “i primi”, l’ombelico del mondo, non ci faccia perdere il senso della realtà nella quale vive la nostra gente.