Panizza è confermato alla guida del Patt. Una vittoria pirrica, una battaglia vinta a un prezzo troppo alto per poterla definire un trionfo. Nonostante l’esito vittorioso, Panizza ne esce sconfitto. Eh sì, la sua debolezza si era già palesata quando in suo soccorso era entrato a gamba tesa Ugo Rossi che, minacciando di dimettersi da Presidente della Provincia se Panizza non fosse stato riconfermato, di fatto ha umiliato, inquinato e truccato il dibattito politico all’interno del Patt.
A quanti progettavano un futuro diverso dal presente, lui ha imposto una miscela di lusinghe e minacce convinto che, per intanto, al vincitore nessuno chiederà mai conto di ciò che ha fatto. La vera vittoria non è quella che fa battere le mani, ma quella che fa battere i cuori, e non è tale se non mette fine ai dissapori, cosa che non avverrà visto il gioco sporco azionato da chi avrebbe dovuto rispettare tutte le anime del partito che lo sostiene.
Il congresso si è rivelato una faida interna al PATT, al quale nessun esponente delle altre forze politiche della coalizione di governo ha partecipato, e la vittoria di Panizza non solo ha spento gli entusiasmi all’interno del suo partito, ma ha pure deluso quanti già si immaginavano un PATT abiurare il Pd per promuovere una fantomatica coalizione con Upt e civiche varie al seguito, lasciando ai margini tutte le altre forze politiche.
Adesso è giunto il momento di svegliarsi. Non possiamo rimanere ancora alla finestra come spasimanti invaghiti di una donna sposata, nella speranza che questa divorzi o rimanga vedova per poterla corteggiare e portare in casa. Se c’è ancora qualcuno che non comprende, a Panizza e Rossi noi non interessiamo, per il semplice fatto che per loro non c’è alternativa alla coalizione di centro sinistra né a Trento né a Roma, e per di più noi non siamo funzionali alla loro rielezione. Il potere una volta assunto non è mai abbandonato.
D’altronde a loro non importa se nell’attuale alleanza non collimano valori, pensieri, progetti, visioni sulla nostra autonomia. Sanno bene che non c’è criticità che non possa essere superata con le poltrone. Un desiderio, madre di tutte le delusioni.
Claudio Cia
La lettera sul quotidiano “l’Adige” del 16 marzo 2016: